“Biancaneve nel novecento” di Marilù Oliva

Biancaneve nel Novecento di Marilù Oliva – Solferino

Questa storia si svolge a Bologna, all’inizio degli anni ottanta dove si mescolano passato e presenta attraverso la narrazione di Bianca, figlia di una madre-matrigna e di un padre tenero che la abbandona troppo presto. Lei si troverà a crescere in fretta, attraverso ferite che non rimargineranno mai, conflitti irrisolvibili e la quotidianità difficile di una ragazzina degli anni ottanta. Attraverso Bianca il lettore rievoca le stragi di quegli anni, Ustica, l’attentato alla stazione di Bologna, il terremoto in Irpinia, all’avvento della droga e dell’eroina.

“Ogni bolognese sa cosa stava facendo la mattina del 2 agosto 1980, quando l’aria si rarefece. La deflagrazione alla stazione intrappolò per sempre quelle calde ore e le trascinò lontano dall’oblio. Perfino io lo ricordo con nitidezza e non avevo ancora quattro anni.”

Altra voce narrante è Lili, un’anziana signora che vive a Roma, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, attraverso i suoi racconti ci si immerge in una realtà passata, cruda e dolorosa, che ci ricorda che non si deve dimenticare. Il bordello all’interno del campo di sterminio di Buchenwald, un’agghiacciante realtà dove la dignità dell’essere umano viene completamente cancellata, ed è questa la terribile verità che mette a nudo il personaggio di Lili.

“Il sistema dei casini era una strategia voluta da Himmler per migliorare la produttività dei lager. Pensato per ringalluzzire i prigionieri, ne approfittavano gli stessi ufficiali. Gli inferiori, per lo più Kapo, si presentavano con pezzi di carta – i buoni- ricevuti in cambio di un lavoro considerato ottimale o perché si erano in qualche modo distinti.”

Una considerazione importante da fare su questo romanzo è che è un libro sulle donne, con grandi fragilità ma capaci di essere terribilmente forti. E a questo proposito vorrei dire due parole su una figura fondamentale del romanzo, la madre di Bianca, Candi, bellissima, ma purtroppo dedita all’alcol, anzi per meglio raccontarvela vorrei riportare le parole dell’autrice in merito a questa figura o perché si erano in qualche modo distinti.

“ Mi resi conto di quanto mia madre fosse stata, pur a modo suo e pur con mille lacune, una ragazza ribelle e una combattente. Alternativa, anarchica e coraggiosa. Non aveva mai studiato granché, eppure si era sempre arrangiata. Guidava meglio di un uomo, aveva scelto un mestiere girovago. Aveva mantenuto il polso dell’economia di casa, aveva serbato il segreto del suo dolore, la sua fatica e la sua solitudine mantenendoli nella miriade di botti di vino che si era scolata. Da qualche parte in quella miseria, conservava il nitore insito nel suo nome bianchissimo”

Due le preziose caratteristiche di questo libro: La meticolosa ricerca storica documentata fatta dalla Oliva sulle crudezze dei lager e dei bordelli, e la capacità stessa dell’autrice di mettere a nudo un secolo implacabile.

Con un un pennino affilato e intriso di sensibilità Marilù Oliva ci regala una profonda narrazione del novecento, uno spaccato della incomunicabilità della famiglia, delle ferite profonde inferte dagli eventi di un secolo che non ha fatto sconti a nessuno.

Della stessa autrice ricordiamo “Le sultane” (ed. Elliot 2014) “Lo zoo” (ed.Elliot 2015) “La squola” (ed. Liberaria 2016) “Le spose sepolte” (ed. HarperCollins 2018) “Musica dall’abisso” (ed. HarperCollins 2019) “L’odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” (ed. Solferino 2020)

Cristina de Regibus, 23 Agosto 2021