“Wheeling” di Hugo Pratt

“Wheeling” (Ivaldi 1972, Rizzoli Lizard 2012) non è tra i lavori più famosi di Hugo Pratt, niente a che vedere con la notorietà delle sue opere più mature come “Gli Scorpioni del deserto” o i quattro volumi pubblicati per la collana “Un uomo un’avventura”, imparagonabile con il successo de “Una ballata del mare salato”, dove per la prima volta compare Corto Maltese, personaggio che ha reso l’autore uno dei più grandi fumettisti al mondo di sempre.
Eppure “Wheeling” è forse l’opera di Hugo Pratt che mi è più cara, certamente quella che nel mio immaginario è più ricca di fascino e anche carica di ricordi personali.
Ebbi la fortuna infatti di conoscere questo meraviglioso fumetto fin dal 1972, nella sua prima pubblicazione in Italia ad opera di un piccolo e appassionato editore genovese, Fiorenzo Ivaldi. Il magnifico volume – cartonato, in formato orizzontale di grandi dimensioni, a tiratura limitata – fu regalato dal Comune di Genova ad alcuni alunni delle scuole elementari che si erano distinti, tra cui il sottoscritto.
“Wheeling” è un romanzo di avventura che racconta una bella storia di amicizia tra due ragazzi, Criss Kenton, nativo delle colonie inglesi in America, e Patrick Fitzerald, figlio di aristocratici inglesi emigrati nelle colonie e arruolato nell’esercito coloniale di Sua Maestà. La storia si svolge negli anni delle Guerra di Indipendenza Americana. I due ragazzi sono grandi amici e condividono anche l’amore fanciullesco per Mohena, una ragazza olandese che era stata rapita bambina dai nativi americani, i cosiddetti “Indiani”, e che i ragazzi contribuiscono a ritrovare. La guerra dividerà le loro strade, Criss e Patrick saranno schierati su fronti opposti, perderanno le tracce di Mohena che finiranno per ritrovare dopo incredibili peripezie. Gli scenari sono quelli tipici della Frontiera americana: le tribù indiane e i coloni, i cacciatori di selvaggina e quelli di scalpi, i villaggi con le tende e i fortini assediati; e poi naturalmente le battaglie tra i coloni Americani e l’esercito coloniale inglese.

Ma la rappresentazione delle Frontiera di Hugo Pratt è molto diversa da quella della filmografia western hollywoodiana. Niente falsa retorica dei buoni e forti avventurieri, alla conquista di un mondo popolato da selvaggi sanguinari, niente ipocrisia del “buon selvaggio” ingiustamente sacrificato sull’altare del progresso inevitabile.
In “Wheeling” i personaggi sono “veri”. Che si tratti di coloni o governanti, di soldati inglesi o americani, di nativi Indiani o di trapper, in ciascuno si può trovare altruismo e egoismo, solidarietà e crudeltà, non ci sono buoni e cattivi, solo uomini e donne. Hugo Pratt si era documentato in modo preciso sui fatti storici e aveva visitato di persona i luoghi che fanno da teatro alla vicenda immaginaria raccontata. Alcuni dei suoi personaggi sono realmente esistiti come Simon Girty e Lewis Wetzel, i suoi Indiani hanno sulla pelle i colori e i simboli realmente utilizzati dalle singole tribù per propiziare la caccia o la guerra, le divise dei suoi soldati sono fedeli riproduzioni di quelle utilizzate durante le battaglie. Insomma un romanzo storico oltre che di avventura.
Nel 1972 non avevo ancora 10 anni e il leggendario Far-West per me era popolato da eroi buoni e banditi cattivi. “Wheeling” mi restituì la Frontiera americana più autentica, per la prima volta potei percepire la differenza tra raccontare una storia e tramandare la Storia. Una lettura formativa per ragazzi, magari più grandicelli dei miei 10 anni di allora, che si presta a diversi piani di lettura ed è apprezzabile anche dagli adulti, non a caso lo rileggo oggi con la stessa passione e con gli stessi occhi sognanti. Dico di più: mi trasmette sensazioni che è difficile descrivere a parole. Saranno i bellissimi disegni dal tratto inconfondibile e deciso in bianco e nero, con il corredo di magnifici acquarelli a colori, che evocano alla perfezione l’epopea che Hugo Pratt vuole rappresentare. Sarà la scelta accurata delle parole dei testi che contribuiscono a caratterizzare in modo preciso e indimenticabile luoghi, fatti e personaggi. È come se la storia mi fosse rivelata dai luoghi in cui si svolge, e ne emergesse reale e immaginifica insieme. Credo che certe sensazioni così uniche possano essere date soltanto da autentiche opere d’arte.

La recensione potrebbe chiudersi qui. Ma anche la storia editoriale di questa graphic novel è assai interessante, soprattutto per un amante dei fumetti, perciò chi ha piacere nel seguito trova qualche curiosità.
“Wheeling” fu pubblicato per la prima volta in Argentina, a puntate tra il 1962 e il 1964 su una rivista a fumetti (Misterix), quando Pratt lavorava a Buenos Aires come collaboratore del grande fumettista sceneggiatore Héctor Oesterheld, autore de “L’Eternauta” ma anche di molti altri personaggi che videro proprio in Pratt il loro disegnatore: Ticonderoca, Sgt.Kirk, Ernie Pike. L’influenza del maestro argentino è evidente in “Wheeling”, soprattutto nell’approccio anti-eroico alla materia narrata.
In Italia come detto l’opera vide la luce solo 10 anni dopo. Poi, nel 1995, poco prima di lasciarci, Hugo Pratt ne pubblicò la continuazione, “Il sentiero delle amicizie perdute” (Rizzoli Lizard – 1995), dove incontriamo gli stessi personaggi invecchiati di qualche anno. “Wheeling” e il suo seguito sono stati poi ristampati più volte, l’ultima nel 2012 sempre da Rizzoli Lizard in splendida edizione.

La saga di “Wheeling” non è stata più ripresa dopo la morte di Hugo Pratt, tuttavia alcuni fumettisti che avevano lavorato con lui continuano a scrivere storie ispirate a quei luoghi e tempi, la serie “Deerfield 1704” (Segni d’Autore – 2010/15) di Carlo Bazan, Lele Vianello e Carlo Rispoli ne riflette le atmosfere e i disegni ricordano molto da vicino quelli del maestro.
Vi è poi un fatto irripetibile che ha reso “Wheeling” un oggetto di culto per i collezionisti di fumetti. Nel 2007 sulla rivista Fumetto (ANAFI – Associazione nazionale amici del fumetto), Claudio Bertieri, amico di Fiorenzo Ivaldi e autore della prefazione, racconta la confidenza dell’editore secondo la quale di quella già ricercatissima prima edizione del 1972 esisteva una sottoproduzione di poche decine di copie stampata su una carta ancora più pregiata (quella dei fogli da disegno degli albi Fabriano a maggiore grammatura, per chi li ricorda). Inutile dire che le copie di questo tipo, distinguibili dalle altre per lo spessore maggiore del volume, sono diventate ricercatissime dai collezionisti. Naturalmente mi precipitai a misurare lo spessore del mio volume: SI!
Della sterminata opera di Hugo Pratt ricordiamo i lavori citati nella loro prima pubblicazione italiana:
Sgt. Kirk (rivista Sgt.Kirk, Ivaldi – 1967, in volume Mondadori – 1974) Ernie Pike (rivista Sgt.Kirk, Ivaldi – 1968, in volume Ivaldi – 1974)
Gli Scorpioni del Deserto – (rivista Sgt.Kirk, Ivaldi – 1969, in volumi Rizzoli Milano Libri – 1975)
Una ballata del mare salato (rivista Sgt.Kirk, Ivaldi – 1967, in volume Mondadori – 1972)
Collana Un uomo un’avventura – L’uomo dei Caraibi, L’uomo del Sertão, L’uomo della Somalia, L’uomo del Grande Nord – (4 volumi CEPIM Bonelli – 1977/80)
Numerose le riedizioni di tutte queste opere, le più recenti sono edite da Rizzoli Lizard in splendide vesti editoriali.

Vittorio Benzi, 13 luglio 2019